Aumentano le tensioni ai colloqui ONU sul clima per le disparità di finanziamento
Mentre i colloqui sul clima delle Nazioni Unite a Baku proseguono nel weekend, sta emergendo una significativa divisione tra nazioni più ricche e più povere per quanto riguarda il sostegno finanziario per coloro che sono maggiormente colpiti dal cambiamento climatico. Mentre i paesi sviluppati hanno proposto di aumentare i loro contributi annuali alle nazioni in via di sviluppo volti a combattere gli impatti climatici a 250 miliardi di $, questa cifra è stata accolta con delusione e frustrazione.
Malcontento tra le nazioni in via di sviluppo
I rappresentanti delle piccole nazioni insulari hanno espresso il loro sgomento, definendo la proposta insufficiente e irrispettosa nei confronti delle popolazioni vulnerabili.
Il gruppo ha sottolineato che l’offerta riflette una mancanza di urgenza nell’affrontare le sfide climatiche, affermando di essere “profondamente deluso” e di percepirla come un segno di “disprezzo per la nostra gente vulnerabile”.
Le discussioni in corso non si sono concentrate solo sugli impegni finanziari, ma anche sulle strategie per ridurre le emissioni di gas serra. Man mano che i negoziati si estendono oltre la loro conclusione programmata, cresce l’urgenza di accordi concreti.
Il tema della finanza climatica resta una questione controversa nei negoziati internazionali. I precedenti impegni a fornire 100 miliardi di $ all’anno ai paesi in via di sviluppo spesso non sono stati all’altezza e hanno spesso assunto la forma di prestiti anziché di sovvenzioni. Questa volta, i negoziatori a Baku mirano ad ampliare sia la portata che le fonti del sostegno finanziario.
Il divario finanziario
I paesi in via di sviluppo hanno indicato che avranno bisogno di 1,3 trilioni di $ entro il 2035 per gestire efficacemente gli impatti crescenti del cambiamento climatico e potenziare i loro sforzi di riduzione del carbonio. Tuttavia, le nazioni più ricche hanno esitato a specificare esattamente quanto sono disposte a contribuire.
Con il tempo che stava per scadere, è emersa una proposta azera, che indicava un obiettivo complessivo di 1,3 trilioni di dollari entro il 2035, con 250 miliardi di dollari stanziati dai paesi più ricchi che dovrebbero guidare questi sforzi. Tuttavia, le principali economie emergenti come la Cina sarebbero invitate a contribuire volontariamente, senza obblighi obbligatori.
Questa disposizione pone delle sfide per i paesi sviluppati, già alle prese con pressioni economiche e con lo scetticismo dell’opinione pubblica riguardo alla spesa aggiuntiva per gli aiuti internazionali.
Un funzionario statunitense ha riconosciuto che raggiungere il nuovo obiettivo di finanziamento richiederebbe “ancora più ambizione e una portata straordinaria”, evidenziando le difficoltà future.
I critici delle nazioni in via di sviluppo si sono affrettati a liquidare questa proposta come inadeguata. L’inviato per il clima delle Isole Marshall l’ha criticata come vergognosa, sottolineando che la narrazione degli impatti climatici dovrebbe tradursi in soluzioni praticabili piuttosto che in mera compassione.
Guardando avanti
Il percorso da seguire resta incerto mentre i delegati si sforzano di raggiungere un consenso in mezzo a crescenti tensioni. Con le richieste delle nazioni sviluppate per strategie di riduzione del carbonio più aggressive che riecheggiano accordi precedenti, la domanda rimane: si può trovare un equilibrio che affronti sia le esigenze finanziarie sia le riduzioni delle emissioni? Mentre le discussioni proseguono, il mondo osserva attentamente i risultati tangibili che possono aprire la strada a un futuro più sostenibile.